martedì 6 ottobre 2015

L'ADORABILE AMICO SCEMO

Ce lo abbiamo tutti, nessuno escluso. Ha una faccia birichina e gli occhi svegli, un sorrisetto monello e la battuta pronta. E' forse la persona più adorabile, quella con cui ci fa più piacere stare. A volte dice anche cose serie, però ci vuole qualche minuto prima di capire che sta parlando seriamente e si rimane spiazzati. E' quello che mette il dito finto nel tuo bicchiere di vino, che tratteggia una cosa buffa con la maionese mentre condisce la tartare di carne, che arrangia le zucchine e le cipolle sul tagliere in modo creativo (lascio all''immaginazione di ognuno sul modo in cui vengono sistemate), quello che risponde al tuo SMS con parole strane, che arrivano direttamente da una confezione dell'Ikea (per esempio, Sprutt per esprimere disappunto). E' lui (o lei, ovviamente) che cita a memoria Totò, "Frankenstein Junior" e tutte le battute di "Amici miei I-II-II". Insomma, l'adorabile amico scemo, Spezziamo una lancia nei suoi confronti, non è scemo, è come una Jessica Rabbit dello scherzo, "lo disegnano così".
Il mio è un ragazzo dai capelli sale e pepe, che suona la batteria (cos'altro poteva suonare, altrimenti?) ed è creativo di professione, nel senso che ha una professione creativa. Mi fa morire dalle risate, sempre e comunque. Non passa serata senza che si sia inventato qualcosa di carino, nulla di speciale, ma che riesce a far sorridere tutti. Molto spesso ripete vecchie battute già collaudate, eppure è in grado di rinnovarle e renderle divertenti e mai noiose. Spesso si inventa scherzi elaborati, di cui siamo vittime un po' tutti. Sono talmente divertenti e lievi, che raramente qualcuno si offende.
Ci siamo conosciuti a una festa a casa sua, una casa piccola e piena fino all'inverosimile di gente assortita, una serata divertente. Mi aveva invitata un'amica comune e quella sera, tra risate e birre, mi sono distratta e ho diementicato la sciarpa a casa sua. Il giorno dopo ho chiamato e mi ha risposto la segreteria telefonica: esordiva un clangore di vetri rotti, seguito dalla voce di Totò che diceva "Commendatore, sono al palazzo di vetro", in chiusura il amico che ridacchiava e un "lasciate un messaggio". Ho talmente riso che non sono riuscita a mettere una parola dietro l'altra nel tempo utile. Ho aspettato che fosse a casa per dirgli che sarei passata a ritirare la sciarpa. Quando sono andata, un paio di giorni dopo, lui mi ha accolto offrendomi un aperitivo, poi una cena, nel frattempo ci avevano raggiunto un paio di amici. Dimenticavo di dire che è un festaiolo incredibile, cuoco generoso e ancor più generoso mescitore di bibite, alcoliche e meno alcoliche. Da lui ho imparato a cucinare piatti che sono diventati alcuni dei miei cavalli di battaglia: Spaghetti col Granchio (http://naviezafferano.blogspot.it/search?q=granchio), Orecchiette con il Pomodorini Scottati, Penne alle cipolle. Tornando a quella una serata, è stata piacevole e si è protratta fino a notte fonda, come sempre a casa sua. Nonostante l'euforia generale non mi sono dimenticata del motivo per cui ero andata lì. La sciarpa.
"Ah sì, l'ho messa in camera da letto", aveva detto lui, distratto, mentre, indossando una parrucca arancione, serviva un bicchiere di vino a una ragazza appena arrivata. Sono andata per recuperare la sciarpa. La casa non era grande e pochi passi separavano il salotto dalla stanza da letto, ho aperto la porta, alle mie spalle la gente continuava a chiacchierare. Nella stanza la luce era abbastanza bassa, ma sufficiente perché potessi vedere la mia sciarpa che penzolava dalla maniglia della finestra, che si trovava sul soffitto, essendo la casa una mansarda, attaccata a uno dei lembi stavano una bambolina di pezza e un biglietto "Depressa perché finita birra". Ho sorriso, un po' a denti stretti, era tardi e volevo andare a casa. Ho cercato qualcosa su cui salire per recuperare la sciarpa. E i miei occhi hanno incontrato l'orrore: da sotto il letto spuntavano due gambe, avvolte in un paio di jeans, corredate da stivali da cowboy, immobili, senza vita apparente. Ho sentito il sangue defluire e prima che potessi capire cosa fosse successo, una mano si è posata sulla mia spalla. Un urlo mi è salito dallo stomaco alle labbra, ero piombata dentro un film di Dario Argento, in uno "Psycho" versione milanese. Mi sono girata e anziché Norman Bates, dietro di me stava un mostro con una parrucca arancione, denti sporgenti e radi, gli occhi maliziosi, che è scoppiato a ridere fino a piegarsi in due. Dietro tutti gli altri, in diverse fasi di risate assortite. Mi sono ripresa a stento dallo shock, ma alla fine ho riso anch'io, usando una frase che ho usato infinite volte nel corso degli anni "Ma sarai scemo!". Ero appena stata vittima della divina burla, della madre di tutti gli scherzi, quello che negli anni ha preso il nome di "Il letto", semplicemente così, senza tanti fronzoli. Non esiste una festa, una cena fra amici, una vacanza con relativa condivizione di casa, un fine settimana speciale, una notte in hotel, in cui sfoggiare "Il letto".  In queste occasioni il nostro adorabile amico scemo sparisce, lo fa con un'abilità e una lievità che ci impedisce di capire quando, e si organizza: prende un paio di pantaloni, un paio di scarpe, preferibilemente stivali, qualche calzino per maggior realismo, saccheggia gli armadi di tutti e monta il morto sotto al letto. E aspetta. Aspetta che qualcuno entri nella stanza e si accorga del pezzo di cadavere che spunta tra il tappeto e il copriletto. Nei pochi secondi che passano tra la vista delle gambe alla realizzazione che tutto è inverosimile, nella testa della vittima si affollano le ipotesi più improbabili: uno di noi che ha bevuto troppo ed è andato a coricarsi sotto al letto (la logica non fa parte di questi momenti), un ladro è entrato in casa e ha ammazzato il primo che gli capitava a tiro (logica, zero), qualcuno ha deciso di fare un pisolino sotto al letto (logica, sottozero) ,  uno è entrato striscindo dall'esterno ed è rimasto incastrato sotto al letto (qui anche solo nominare la logica è di cattivo gusto). Di solito le vittime preferite sono nuovi amici, ignari che si trovano a dover gestire una situazione di emergenza, spesso a casa loro.
E' inspiegabile, invariabilmente lo scherzo riesce. Ma è preoccupante che anche coloro i quali lo hanno subito per anni continuino a spaventarsi, dimenticando che quello sotto il letto non è che uno scherzo. Incomprensibile. Ma una domanda sorge spontanea: e se quelle gambe che spuntano fossero vere? Se in un futuro non troppo lontano dovesse capitare che uno decida di sucidarsi incastrandosi sotto al letto, come si potrebbe capire che è veramente accaduto? Semplice, basta guardarsi alle spalle e se non si trova l'adorabile amico scemo con il suo allegro sorriso... Beh, è veramente successo.

Una pallida, pallidissima imitazione de "Il letto"

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