martedì 7 maggio 2013

DI SPIAGGE, CIBO E ACCIUGHE PARLANTI

Sono stata in vacanza. In una città in continuo fermento, in continua evoluzione. Ogni volta che torno mi lascia a bocca aperta, per come riesce a cambiare restando sé stessa. Sono stata in vacanza a New York. Ho passeggiato, corso a Central Park, mangiato in ristoranti sopraffini (che senz'altro citerò la prossima volta che scriverò dei "Luoghi del cuore"), respirato novità, coi piedi gonfi e la testa fra le nuvole. Oggi però non vi racconterò della Big Apple, di cui vi parlerò la settimana prossima. Oggi faccio una cosa che ho fatto solo un'altra volta in questo blog (il racconto "Cibo per Menti Aperte" dedicato al Noma ), parlerò di uno dei miei luoghi del cuore. Di solito non recensisco ristoranti, ci mangio e basta, e neanche quella che seguirà è una recensione più che altro è un atto d'affetto.
Sono cresciuta ad Ospedaletti, ho passato lì tutte le estati della mia vita perché la mia famiglia è originaria di lì. In questo blog ho raccontato del giardino fatato della casa dei miei nonni, di mia nonna che mi portava in giro per il paese, quella stessa nonna che mi spalmava unguenti misteriosi e miracolosi sulla schiena scottata dal sole, ho raccontato di polpi pescati in maniere originali, di bambini e gatti che si godono l'alba o il pomeriggio in un giardino ombreggiato, di ragazzi che giocano a spaventarsi in una villa disabitata e diroccata (trovate tutti i racconti nel blog). Insomma posso provare con carte alla mano di amare quella che considero la mia casa, da buona giramondo che non ha mai avuto una vera casa. Quella, ecco quella è casa mia. Il mare di Ospedaletti non è un mare facile, scogli, pietre, pietrisco, pietre grandi, un mare aspro che per gli amanti della sabbia è una sfida, una lotta. Per chiunque un bagno diventa una conquista, certo ci sono i pontili, certo ci sono le scalette per immergersi nel mare e, ci mancherebbe altro, in alcuni posti si può entrare in mare con una certa agilità. Il Golfo di Ospedaletti, permettete, è un vero spettacolo, chiuso fra due capi, incastonato nel verde della montagna, l'azzurro del mare è impareggibile, la vista arrivando dall'autostrada mozzafiato. Ammetto, ogni volta che arrivo mi commuovo. Apro il finestrino e sento l'odore del mare, delle ginestre, dei fiori. Casa. Come casa sono le spiagge, come casa è la passeggiata dove tutti abbiamo fatto avanti e indietro coi nonni che spingevano la carrozzina, dove tutti abbiamo aspettato almeno una volta un amico o un fidanzato. Casa. Casa come quel pezzo di via Roma che diventa vicolo e scende in discesa verso la Chiesa di San Giovanni. Casa come la chiesa di Sant'Erasmo, il profumo del mare e della Sardenara. Casa. Casa, come il caffè bevuto al bar e la verdura e la carne comprate dallo stesso fruttivendolo e dallo stesso macellaio, anno dopo anno, e di anni ne sono passati tanti. Casa. Casa come il ristorante, ormai diventato ristorante di famiglia. Ecco di questo voglio parlare.
Per me è un luogo del cuore. L'ho più volte citato nel blog durante l'estate quando pubblico suggerimenti di viaggio. D'estate in pratica ci vivo, mi sbatto su un lettino in riva all'acqua con un libro, qualche rivista e ozio durante tutte le vacanze. Ozio finché non è ora di mangiare perché a quel punto mi alzo, percorro un breve tratto di spiaggia e vado a mangiare. Ovviamente al ristorante. E' un ristorante di spiaggia, cioè del mio stabilimento balneare di elezione, aperto solo a mezzogiorno. Si mangia pesce, i non amanti del genere (pazzi che non siete altro!) possono assaggiare la pasta condita con un pesto sopraffino e che d'estate va in produzione a gettito continuo per essere venduto bell'e pronto da portare a casa. Non so dirvi se trovate una bistecca, non ho mai desiderato mangiare altro che il loro pesce. Ecco, sottolineo la parola "loro" prima di pesce. Si perché il pesce che trovate nel piatto poco prima nuotava in quel Golfo magnifico che raccontavo prima. La cucina lo mette nel piatto in modo tradizionale e sfizioso, con quel giusto tocco di nuovo. Per esempio ieri una sublime confettura di cipolle accompagnava il Brandacujun (Stocafisso mantecato con patate e olio, piatto più tradizionale non si può), che è così buono che ne mangeresti quantità industriali. Ancora ieri, c'era il Fritto di Acciughe, grosse come il mignolo della mano di un bambino, talmente fresche che secondo me avevano fatto conversazione con Paola o Liliana, le cuoche, prima di essere infarinate e passate nell'olio caldo. Il cartoccio con le Orate emanava effluvi mediterranei di pomodorini, olive e zucchine. Il Baccalà, con la carne delicata e profumata come se fosse un pesce nobilissimo, stava sotto ad una crosticina croccante, appetitosa e delicata. Sono di parte, perché mangiare qui per me è come farlo nel salotto di casa, però i dolci, eh sì i dolci, che a me non piacciono tanto, sono sublimi e ogni volta mi faccio tentare. Non resto mai delusa. I piatti sono fatti con le materie prime di stagione, che seguono ritmi del territorio, i pesci, se non sono pescati da qualcuno della famiglia, arrivano da pescatori amici e di fiducia. Per fare finta di scrivere una recensione come si deve devo parlare anche del servizio. Gentile, attento e simpatico, mai invadente. Insomma un posto che a me piace perché si mangia meglio che a casa, ma pare di essere a casa.

LA PLAYA Ospedaletti (IM)

Nessun commento:

Posta un commento