crepuscolo dalla stanza della bisnonna |
Era una vera maga in cucina, riusciva a creare manicaretti sublimi
in tempi brevissimi. Passava la sua vita tra i fornelli e le pentole, quella era la
cosa che più amava fare, anche se avrebbe potuto stare seduta in salotto tutto il giorno. Quel donnino minuscolo aveva partorito cinque figli,
tra cui quattro femmine che non condividevano la sua passione per la cucina.
Nessuna di loro sapeva cuocere qualcosa, nemmeno un uovo. Ma lei sì, e si
divertiva un mondo. Sfornava torte salate, seppie ripiene, dolci elaborati,
primi piatti semplici, ma la sua specialità erano i pesci e le carni. Una
cuoca fatta e finita, riusciva ad organizzare un banchetto per venti in meno di un pomeriggio. Nessuno in famiglia l'ha mai vista fuori dalla sua cucina,
dove c’era un bellissimo tavolo rettangolare, di marmo, sul quale lei preparava
la pasta fatta in casa. Tirava la sfoglia e poi faceva le tagliatelle che
condiva con un ragù di coniglio oppure la riempiva di
borragine e erbette profumate, e condiva i ravioli solo con un filo di olio. Finito di
cucinare si accendeva una sigaretta.
La bis-nonna fumava come un
marinaio in libera uscita, il suo unico vizio, per una signora
dell’ottocento un vero azzardo. Da giovane aveva destato non poco scalpore. Si accendeva le sigarette in pubblico nei primi anni del novecento, quando una signora in società poteva al
limite dire che non amava il profumo di rosa e che preferiva quello al gelsomino. Una tale affermazione era già una trasgressione, figuriamoci fumare. Il bis-nonno
approvava e lasciava fare, anzi ho come il sospetto che se la godesse un mondo
a vedere sua moglie accendere sigarette davanti ai notabili del paese. Lei,
però, bisogna ammetterlo, si accendeva le sigarette con la grazia e
l’indifferenza di una principessa. Fumava e sorrideva. Sorrideva molto
Luigina, la fumatrice. Fumava, sorrideva e cucinava. Un’ottimista che
riusciva sempre a vedere il lato positivo di tutto, persino nei momenti più
neri delle guerre e dei lutti familiari.
Quelli che l'anno conosciuta la ricordano per la sua
faccia minuta e piena di rughe, i suoi capelli candidi e il suo modo di
ridacchiare un po’ tossicchiante.
È morta a novantacinque anni,
fumando Gitanes Papier Mais, nella sua cucina mentre preparava un arrosto
all’olio, un piatto che aveva imparato a fare dalla tata bresciana, quella che l'aveva aiutata in casa quando i figli erano piccoli. Quella sera a cena l’arrosto era
duro e lei lasciava un grande vuoto.
L'ho conosciuta per poco, giusto il tempo di sviluppare una passione
sfrenata per i biscotti all’olio e per raccogliere la sua eredità morale: il
gusto della trasgressione e quello per la cucina.
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