lunedì 6 febbraio 2012

LET THE MUSIC PLAY, I KNOW IT'S ONLY ROCK AND ROLL

Questa settimana voglio provare ad unire due delle mie grandi passioni: la musica e la cucina. Le altre sono i viaggi e il cinema, però la mia vita è piena di colonne sonore. Ogni istante ha la sua musica.
Ho cominciato ad ascoltare musica ancora prima di infornare la prima tortina nel Dolce Forno (vedere racconto memoria nel blog intitolato "Dolce Forno Cuisine"). Il primo disco in assoluto di cui ho ricordo è qualcosa che mia madre ascoltava in continuazione quando ero bambina "Una Lacrima sul Viso" di Bobby Solo. Devo anche dire che mia mamma è stata un'antesignana del "fai ascoltare buona musica al feto, vedrai che vien fuori qualcosa di buono", e allora passava giornate intere ad ascoltare Brahmas, Beethoven, Schubert e Chopin nella speranza che la creatura nascesse rossa, di capelli, ovvio, cogli occhi verdi e molto intonata. Sono mora, occhi verde scuro, e qui le è andata bene, e non sono propriamente intonata. La seconda memoria musicale è "Quarantaquattro gatti", in fila per sei col resto di due si unirono compatti in fila per sei col resto di due, che mi ha permesso di imparare un pezzo della tabellina del sei senza alcuna fatica. Il primo quarantacique giri, spiego per quelli che sono nati dopo il 1990 e dintorni, e per quelli che fanno finta di non saperlo, cosa è un 45 giri: si tratta di un sottile strato di vinile nero compresso, con un grande buco in mezzo e che gira, appunto, a quartacinque giri al minuto. Questo strano oggetto messo sul piatto di uno stereo, e fatto suonare tramite un puntina che passa sui suoi solchi, diffonde tre minuti di una canzone, e un tempo lanciava un cantante, che magari si presentava solo con quello pezzo; si cercava di capire se funzionava. Nel caso positivo allora veniva sfornato un bel trentatre giri, che era sempre un oggetto di vinile, ma più grande e con un buco in mezzo molto più piccolo, girava a trentré giri al minuti, ovviamente, e aveva parecchie canzoni al suo interno. Un cantante che arrivava ad un 33 giri era senz'altro un cantate di successo. Ci sono, però, cantanti che hanno all'attivo anche solo un quarantacique giri che ha venduto milioni di copie e che vivono di rendita ancora oggi. Uno di loro è Patrick Hernandez. Patrick chiiii? Hernandez, "Born do Be Alive" fa suonare un campanello nelle orecchie? Dicevo primo quarantacinque giri acquistato "Vengo anch'io, no tu no" di Enzo Jannacci. Lo ascoltavo senza sosta, tanto che mia madre non lo reggeva più e ha deciso di non comprarmi il 33 giri. Perché un tempo compravi il 45, che costava meno e se poi, sia il lato A che il lato B (oggi questo significa tutt'altro, ma un tempo era solo l'altra faccia di un 45 o di un 33 e non il sedere delle donne) ti piacevano, facevi l'investimento sul pezzo grosso. Primo 33 giri comprato: The Dark Side of The Moon dei Pink Floyd. Mica pizza e fichi, è forse il disco più venduto della storia del rock o almeno quello che è rimasto i classifica più a lungo. Il disco col triangolo, perché le copertine erano importanti, è ancora lì dopo tanti anni, che occhieggia dai miei vinili e ogni tanto lo metto sul piatto, fruscia, scrocchia ma suona ancora bellissimo. Ho sempre amato la musica, ballavo davanti al monoscopio quando ero piccolissima, perché, d'accordo, non trasmettevano niente, ma la musica sì. Ho posseduto il mangiadischi, un terribile oggetto il cui nome è una profezia, ingoiava i dischi e poi li risputava completamente rovinati. Una vera iattura. Ho posseduto un mangianastri portatile sul quale un 'estate ascoltavamo Good Bye Yellow Brick Road di Eltono John, il disco dove c'era Crocodile Rock e Daniel. Lo abbiamo ascoltato tanto che il nastro si è incastrato e la cassetta è morta per la stanchezza. Uno dei momenti più belli della mia adolescenza è stato quando dagli Stati Uniti mi hanno portato uno dei primissimi Walkman, pesante, grosso, fantastico, passavo le giornate con le cuffie a palla. L'unico problema era il trasporto cassette, altro che amatissimo iPod che tiene tanti brani quanto il mondo, quella era roba artigianale, la cassetta che ti portavi dietro doveva piacerti tanto, tanto, perché altrimenti ne avevi una sola per sostituirla. Tra l'altro i genitori e i lori amici profetizzavano sordità acute in età più avanzata per via delle cuffiette sempre alle orecchie, sono testimone: non sono sorda e mi sparo nelle orecchie il mio iPod ancora oggi senza problemi. Oddio, magari più avanti negli anni succederà qualcosa. Vi saprò dire.
Ho anche comprato i primi CD che parevano una cosa indistruttibile dopo i delicati vinili, ho comprato musica Jazz, Punk, Rock, Rockabilly, Classica, Heavy Metal, non ho mai comprato un disco dei Pooh che proprio non mi vanno già in nessuna salsa. Effettivamente ho comprato anche musica Salsa, Merengue, Forrò, Axè, roba da far drizzare i capelli ai puristi del rock e ai jazzisti più sofisticati. Ho visto talmente tanti concerti che potrei fare il critico musicale, l'ultimo i Black Keys lunedì scorso. Fortissimi. Sono bulimica di musica. Non ho memoria dei 78 giri checché ne pensi tu, mio amato lettore.
Ingoio musica come fosse un piatto di pasta, una mousse al cioccolato, una tartara di manzo. Amo il cibo e allora ho cercato le canzoni che avessero nel titolo o nel testo un cibo, un alimento, un profumo. E' venuto fuori di tutto, da Let's Call the Whole Thing Off, pezzo di jazz classico scritto dai fratelli Gershwin, e cantato da chiunque abbia cantato jazz più o meno bene, tra gli altri Louis Armstrong e Ella Fitzgerald, che elenca un sacco di ingredienti: Tomato, Potato, Vanilla, Salsaparilla: passando per Un gelato al Limon cantato da Paolo Conte; cercando una cena all'"Alice's Restaurant" di Arlo Guthrie, un ristorante dove puoi prendere di tutto, ma non puoi avere Alice (You can get anything you want at Alice's restaurant) e, se è per questo, nemmeno una cena. Una canzone di protesta contro il Vietnam, prende il titolo da un momento culinario, originale. Poi ci sono gli Eggs and Sausages di Tom Waits, gli Hotcakes di Carly Simon e le Hot Potatoes dei Kinks. Per non parlare  della Mayonnaise degli Smashing Pumpkins, del Pop Corn degli Hot Butter, del Breakfast in America dei Supertramp. Come dimenticare il Dixie Chicken dei Little Feat e un Country Pie di Bob Dylan. Per non parlare dei Salted Peanuts usciti dalla tromba di Dizzie Gillespie o del Sweet Tater Pie di Mongo Stantamaria, percussionista jazz di sopraffina abilità. C'è da perdere la testa a pensare a tutte le volte che un rocker, tutto sesso, droga e rock and roll, ha citato un cibo; le canzoni sono così tante che si potrebbe scrivere un bolg solo per quello. Anche, last but not least, alcuni pezzi dei Beatles parlano di cibo tra cui Honey Pie o Strawberry Fields, senza dimenticare Lucy in the Sky With Dimonds, dove c'erano i Marmalade Skyes e Tangerine Dreams. Ecco questa settimana cercherò di stupirvi con ricette ispirate a celebri canzoni; e non mancherà una ricetta molto rock and roll, d'altronde sono una rockettara dal cuore di panna.

P.S. Iniziamo la settimana con gli ZZ Top, mangiare davanti alla TV non è bellissimo ma il pezzo è fantastico. Aspetto commenti.

1 commento:

  1. Storia frizzante, pittoresca e interessante, forse perchè condivisibile: sia per la più parte dei pezzi e degli autori citati che amo anch'io, sia per le traversie famigliari innescate da tanto interesse. Forse, sino ad ora la storia raccontata meglio, con più "piglio" e spirito libero. Quello che ti appartiene senza ombra di dubbio (mi permetto di pensare: con buona pace di chi ti circonda).

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