lunedì 12 dicembre 2011

NATALE IN DANIMARCA

Alzi la mano chi non ha mai pensato che il Natale in Danimarca fosse rappresentato dal piatto blu a tema, con la data dell’anno, prodotto dal famoso marchio danese di porcellane. E basta. Ecco, potete abbassare la mano e cominciare a pensare all’acquisto di una candela calendario, di quattro candele rosse dell’avvento e di un calendario con le porticine, per espiare il vostro peccato. Potreste anche decidere di acquistare eleganti oggetti da appendere all’albero, luccicanti o di carta, e, sì, crepi l’avarizia, di un pezzo artistico in acciaio proposto da un famoso marchio danese di oggetti eleganti e di design.
Il Natale in Danimarca è una cosa seria. Forse la festa più sentita in assoluto. La tradizione si perde nella notte dei tempi, già all’epoca di quei colossi biondi che solcavano i mari con coraggio. Il popolo vichingo festeggiava il solstizio d’inverno con una festa durante la quale si mangiava, si beveva, si ballava. Riti pagani, certo, ma che in epoca medievale sono stati mutuati nel Natale cristiano.
Nel medioevo si usava pulire la casa e le stalle nel periodo precedente al Natale, come per esempio da noi in Italia si facevano le pulizie di Pasqua. La tradizione voleva che anche le persone si dessero una bella strigliata con acqua, sapone, spazzole, forse per l’unica volta nell’anno. Almeno sotto le feste si mangiava puliti.
È senz’altro retaggio delle tradizioni pagane quando nel medioevo si considerava il Natale un periodo magico. Soprattutto nelle zone rurali quest’idea ha resistito a lungo anche dopo l’arrivo del cristianesimo. Tra le tradizioni più comuni e resistenti l’abitudine di mettere il pane sul tavolo nel periodo delle festività, la pagnotta doveva restare lì per tutto il periodo natalizio. In primavera spezzettata e sparsa sui campi sarebbe stata augurio di buon raccolto. Molte di queste tradizioni si sono, ovviamente, perse. Non quella di tagliare il proprio albero di Natale direttamente dal bosco, chi può perché vive in campagna lo fa ancora oggi. Sulla piazza antistante il comune di Copenhagen ogni anno si decora l’albero di natale più grande del mondo.
Il Natale in Danimarca è colorato di verde, rosso e bianco, inizia molto presto ed è un tourbillon di feste, avvenimenti e occasioni speciali. Come in molti paesi europei anche da queste parti si festeggia l’avvento, a partire dalla quarta domenica prima del Natale. In una composizione di aghi di pino e pungitopo si trovano le quattro candele rosse che saranno accese una ad una nelle domeniche che precedono il Natale.
In Danimarca esiste anche la candela calendario, bianca con disegni di foglie verdi e bacche rosse o gnomi, con i giorni dal 1 al 25. Ogni giorno si brucerà un pezzetto di candela fino alla vigilia. È di solito compito dei più piccoli spegnere la candela prima che oltrepassi il giorno stabilito. Ne ho avuta una per molti anni, regalo di un’amica danese della mia famiglia che ogni anno me la spediva. (....) 
(...) La cena di Natale è il momento culminante di quasi un mese trascorso a mangiare e bere con colleghi e amici. I giorni passano tra un biscotto PeppernØder, con spezie tipo zenzero e cannella, rotondo e croccante, mangiato in casa dell’amico più caro; passando ad un GlØgg, vino con mandorle ed uvette, spezie come il cardamomo e la cannella,senza dimenticare uno spruzzo di acquavite, bevuto con i colleghi d’ufficio; finendo con un altro biscottino tipo i Brune Kager, con zenzero candito a fette, zucchero di canna scuro e noci, annaffiato da una Aallborg Akvavit, un’acquavite prodotta in piccole quantità solo per il periodo natalizio. Poi ci sono anche le frittelle dolci come i Kleiner e le Aeblaeskiver, frittele con zucchero e marmellata. Non possono mancare i dolci di marzapane di diverse fogge come porcellini rosa o Nisser. Insomma, già solo nel mese che precede il Natale si permette che cuscinetti di grasso si accumulino allegramente sui fianchi, ma il vero culmine si tocca nei tre giorni del Natale vero e proprio. A quel punto anche i fisici più asciutti si rimpolpano a furia di mangiare e mangiucchiare. Un po’ come da noi in Italia. (...) 

Estratto dal mio libro  "Il Natale è servito" ed. La Linea, Bologna 


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