lunedì 24 ottobre 2011

NOTTE A PRAGA

Era il mese di novembre, l'aria era frizzante, il cielo azzurro, gli alberi senza foglie lasciavano intravedere i monumenti. Il ponte Carlo era gremito, come sempre, e i turisti si accalcavano per farsi fotografare con lo sfondo della città vecchia. Noi camminavamo e chiacchieravamo lungo il fiume, senza una meta, solo con la voglia di assaporare l'atmosfera magica di Praga. Taglia a destra, gira a sinistra, attraversa, sali su per una salita, siediti su una panchina davanti alla Moldava e guarda il panorama, assaggia le castagne, degusta il pane, via, via verso il ghetto. Le vie strette, la sinagoga, il cimitero. Il cimitero ebraico di Praga, affollato di lapidi di pietra che spuntano ovunque, si affollano le une sulle altre di qualsiasi dimensione, ma della stessa foggia, piccole, medie, grandi, minuscole, minime. Lapidi che commemorano un defunto, dieci defunti, mille defunti, strette le une alle altre, si sovrappongono in strati e strati di ricordi, si tengono in piedi le une con le altre, con iscrizioni in una lingua sconosciuta rendono sacre le storie di uomini e donne. Un tempo gli ebrei non potevano essere seppelliti nient'altro che in questo cimitero e le lapidi si sono sovrapposte in strati di diverse epoche conferendo a questo piccolo bosco cittadino un aspetto anomalo, ma affascianante. Oggi il cimitero è famoso tanto quanto la torre dell'orologio sulla quale i meccanismi animati battono le ore. Noi, ovviamente, come chiunque volevamo visitare il cimitero. Peccato che fosse chiuso, era Shabbat,  il giorno sacro degli ebrei e tutto il quartiere rispettava la tradizionale pausa settimanale senza lavorare.  Delusione. Ma che importa, esiste la domenica.
E via verso avventure praghesi, un the in un caffè déco, in una birreria a degustare una cena a base di salsicce, selvaggina e birra, tanta birra. Poi a dormire, per svegliarsi presto alla mattina ed essere fra i primi ad entrare al cimitero. Un po' di libro per conciliare il sonno e tanti sogni per intrattenersi durante la notte.
Poi di colpo il risveglio e l'insonnia. Io con gli occhi sbarrati, immobile nel letto per non svegliare il mio compagno. Piano mi giro sul fianco destro inalo l'aria dal naso la faccio uscire lentamente dalla bocca, cerco di rilassarmi. Conto le pecore, conto le nuvole, conto i fili d'erba su cui passeggiano le pecore. Niente. Il sonno non vuole tornare. Mi giro piano piano sul fianco sinistro. Cominicio a pensare ad una corsa nei boschi, cerco di stancarmi mentalmente mettendo un passo davanti all'altro, respiro piano, espiro piano. Sono sveglissima. Mi giro a sinistra, lentamente, molto lentamente. Penso ad un lago tranquillo, immobili come uno specchio lucido le sue acque aspettano che io entri in e cominci a nuotare. Invece lancio una pietra e sulla superficie si diesegnano cerchi concentrici. Uno dentro all'altro si muovono piano... accidenti, sento delle voci forti in corridoio, deve essere un gruppo di ragazzi che rientra da una notte brava. Ridono forte, commentano ad alta voce qualcosa in una lingua a me ignota, ho come la sensazione che siano sbronzi. Penso ad una nuvola sofficie, morbida, accogliente, la sento intorno al mio corpo, mi avvolge. Mmmm, sonno, chiudo gli occhi. Suonano diverse campane. Mi metto il cuscino sulla testa. Fuori dalla finestra lo scampanio continua. "Ma guarda" mi sorprendo a pensare "deve essere successo qualcosa", immagino che come nel medioevo si segnali un'emergenza suonando le campane. Negli anni duemila, come nel medioevo, come sono romantici e praghesi. Mi alzo, vado in bagno. Torno, mio marito si gira nel letto, piano, so che non mi vuole svegliare. Non sa, che invece non dormo. Torno nel letto, penso ad un maglione di lana morbida che mi fa caldo e mi rilassa i muscoli. Penso ad una tisana di valeriana. Penso: "Adesso basta. Scendo in salotto a leggere il libro". Scosto le coperte. Mi alzo piano, scendo dal letto. Prendo dei vestiti nell'armadio, chiudo la porta del bagno. Sono pronta a cambiarmi. Guardo l'ora. La lancetta delle ore segna le 12, quella dei minuti è ferma sui cinquanta. Accidenti, mi si è fermato l'orologio. Ci voleva anche questa. No, un momento, quando ho spento la luce ieri sera era mezzanotte e un quarto. Sono sicura, ho guardato il quadrante nero coi numeri bianchi. Come può essersi fermato mezzanotte meno dieci? Come? Poi realizzo, afferro la maniglia della porta e ad alta voce dico "Svegliati, svegliati è mezzogiorno meno dieci, se non ci sbrighiamo perdiamo l'aereo". Il mio compagno mi guarda e dice "Sono sveglio da ore, sono stato immobile perché non volevo svegliarti". Salta giù dal letto, la cameriera ha chiuso tutte le tapparelle della stanza ermeticamente, non passa un filo di luce, nemmeno quella del mezzogiorno. Siamo in un bunker bellissimo, ma buio, buio, buio che mezzogiorno pare mezzanotte. Le campane battono ritmicamente mezzogiorno e noi non abbiamo visitato il cimitero di Praga.

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